ALDO VALCARENGHI: LA RICERCA DELLA LIBERTÀ di Marina Valcarenghi

Alcuni estratti scritti da Marina Valcarenghi, sulla lotta clandestina e la deportazione a Mathausen

Di mio padre si sapeva che era a S.Vittore e che stava subendo gli interrogatori dei Tedeschi. E si conoscevano i metodi delle SS.
“Se ti interroga la polizia politica, ricordati che la cosa più importante è non tacere; il silenzio li manda in bestia. Devi parlare, parlare, raccontare episodi insignificanti come se fossero di fondamentale importanza, devi divagare, incuriosirli, capisci, senza mai dire quello che non vuoi dire. Ma ricordati: mai tacere”.
Questo consiglio di mio padre, quando a vent’anni cominciavo a fare politica, mi fu in seguito di grande utilità. “E a te era servito?” gli avevo chiesto una volta.
“Fino a un certo punto sì, ma a S. Vittore nel ‘44 fui interrogato dal capitano Saeveke, un SS-und Polizeifuhrer, un modo per dire che rispondeva direttamente e solo a Himmler e a Hitler del suo operato, infischiandosene della legge italiana, anche se formalmente eravamo ancora alleati, e quindi in pratica aveva diritto di vita e di morte su ognuno di noi. Lui aveva capito il mio gioco.”“E allora?” “A un certo punto mi aveva interrotto con un sorriso glaciale: “è stata una conversazione interessante, adesso veniamo al dunque”.
“E il dunque?” “Beh, il dunque è stato abbastanza pesante.” “Ma ti hanno fatto parlare?” “No, questo no”.

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